Dieci anni fa, Stephen Hawking raccontò a John Oliver una spaventosa ma memorabile storia ipotetica sui potenziali pericoli dell'intelligenza artificiale nel talk show Last Week Tonight. Si tratta di un gruppo di scienziati che costruiscono un computer superintelligente e gli chiedono: "Esiste un Dio? Il computer risponde: "C'è" e un fulmine colpisce la spina in modo che non possa essere spenta. Speriamo che con OpenAI e alcune prove mancanti nella causa di plagio del New York Times, questo non accada.
Secondo quanto riportato da Wired, un documento del tribunale depositato mercoledì dal New York Times indica che gli ingegneri di OpenAI hanno accidentalmente cancellato le prove dei dati di addestramento dell'IA, che avevano richiesto molto tempo per la ricerca e la compilazione. OpenAI è riuscita a recuperare alcuni dei dati, ma mancano ancora "i nomi dei file originali e la struttura delle cartelle" che mostrano quando l'IA ha copiato gli articoli nei suoi modelli.
Il portavoce di OpenAI Jason Deutrom ha negato le accuse del New York Times e ha dichiarato che l'azienda "presenterà presto una risposta". Il New York Times è in causa con Microsoft e OpenAI dal dicembre dello scorso anno per presunte violazioni di copyright dei loro modelli di intelligenza artificiale.
Il caso è ancora in fase di raccolta delle prove, che vengono richieste e presentate da entrambe le parti per preparare il processo. A OpenAI è stato chiesto di fornire i dati di addestramento al New York Times, ma non ha reso pubbliche le informazioni esatte utilizzate per creare i modelli di intelligenza artificiale.
OpenAI ha invece creato una "sandbox" di due macchine virtuali per consentire al team legale del NYT di indagare. Il team legale del NYT ha trascorso più di 150 ore a esaminare i dati su una delle macchine prima che venissero cancellati. OpenAI ha confermato la cancellazione, ma il team legale dell'azienda l'ha definita un "errore". Sebbene gli ingegneri di OpenAI abbiano tentato di annullare l'errore, il lavoro del NYT non era presente nei dati recuperati. Il risultato è stato che il NYT ha dovuto ricreare praticamente tutto da zero. Gli avvocati del NYT hanno dichiarato di non avere motivo di credere che la cancellazione sia stata intenzionale.